In
ricordo del mio amico Mario
Care amiche, cari amici, gentili colleghe
e colleghi,
anche quest’anno rubo dieci minuti della
vostra attenzione per ricordare il mio carissimo amico Mario Lodi a distanza di
quattro anni dal giorno in cui ci ha lasciato.
Naturalmente non voglio ricordarlo come
Maestro, come scrittore, come pedagogista, come intellettuale; tra le persone
che riceveranno questa mail ve ne sono sicuramente molte che saprebbero farlo
meglio di me.
Io voglio ricordare questo amico, uno dei
più cari che abbia mai avuto, come persona.
Voglio ricordare a tutti la sua
straordinaria sensibilità, la sua capacità di essere attento agli altri, il suo
modo sincero e gentile di parlare e di essere, il suo straordinario amore per
il bello.
E voglio farlo raccontando alcuni momenti
poco conosciute, vissuti insieme nei trent’anni in cui ho avuto il piacere di
collaborare con lui.
Ricordo ad esempio il modo in cui si era
rivolto, nel 1994, nel corso di un Convegno di formazione, organizzato insieme
presso la Casa delle Arti e del Gioco, dal titolo “Il bambino e la scuola:
incontro o scontro ?”
Alle giovani colleghe che, con grande
disponibilità e voglia di fare, avevano partecipato ai tre intensi giorni di
lavoro e di studio, si era rivolto così:
In
voi ho visto me ai primi corsi del Movimento di Cooperazione Educativa, quando
cercavo vie nuove insieme ai bambini, in un tempo storico che dava speranze.
Avrei
voluto camminare con voi all’ombra degli alberi, parlare di tante cose, capire.
Ero
felice immaginando questo.
Poi,
invece, mi sono seduto davanti a voi per tenere la relazione. Ma ero con voi, dalla vostra parte, col
desiderio di poter ricominciare da capo, oggi, l’esperienza di maestro, in
questa società che ha bisogno di entusiasmo, di valori, di sogni.
E come, al
termine di un altro Convegno di tre giorni “Una scuola per il bambino”,
organizzato sempre presso la nostra Casa delle Arti e del Gioco dal 27 al 29
giugno 1995, nel saluto finale, in un clima decisamente positivo per
l’entusiasmo che aveva animato tutti i momenti di lavoro, si era rivolto agli
alunni delle corsiste e dei corsisti, dicendo:
A
questo punto vorrei poter parlare a tutti i bambini. Ai vostri, che sono fortunati perchè trovano
nella scuola docenti che li accolgono e li aiutano a crescere in serenità, ma
soprattutto ai tanti altri che nella scuola soffrono perché non trovano il
calore dell’atmosfera amicale e gli stimoli a realizzarsi nella felicità
creativa; nelle aule scolastiche c’è ancora una diffusa sofferenza, bambini che
si adeguano e sopportano, spegnendo la loro personalità.
Vorrei
dire loro che ci sono buoni motivi per sperare che la loro vita scolastica
migliori perchè ci sono educatori che invece di andarsene in vacanza si
riuniscono qui ed altrove, per cercare il modo di restituire ai bambini la
scuola a loro misura, a cui hanno diritto.
Quindi,
come nei vecchi film possiamo dirvi che “arrivano i nostri !” o meglio
“arrivano i vostri !” a liberare il popolo dei bambini dai loro oppressori. Non
sappiamo quanto sarà lunga e difficile la battaglia, ma certamente, se il
nostro vuol essere un Paese civile, la vinceremo”
Ricordo anche, grazie al caro amico
Antonio Catalano, lo straordinario turista che, di fronte ai Templi di
Agrigento, li “fotografava” con carta e matita a carboncino.
Ricordo infine quando con una mia classe (
vent’anni e più di continua e intensa corrispondenza con Mario ), gli abbiamo
inviato una nostra storia, dedicata ai nonni, nella quale i bambini
immaginavano di tornare indietro nel tempo di moltissimi anni per poter giocare
con i nonni che non avevano conosciuto, quando i nonni erano ancora bambini.
Avevamo toccato il tema della morte e di
quel freddo sentimento di irrimediabile lontananza, che aveva suscitato in noi.
Così ci rispose Mario:
Questo
vale anche per il nostro amico Mario: resterà con noi sempre, e noi vedremo
ancora il suo sorriso, sentiremo ancora la sua voce e il calore della sua mano.
Perché
i pensieri d’amore sono più forti della morte.
Vi
ringrazio per avere condiviso con me questi ricordi
Aldo
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