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" Cos’è questo blog? Per me è il principale strumento di lavoro" Ho sempre fatto la maestra e ormai sono passati più di trent'anni. Sposata con Piero, due figli e ( per fortuna) ancora tanta voglia di fare per imparare il mio mestiere. Laureata in METODI E TECNICHE DELLE INTERAZIONI EDUCATIVE alla IULINE di Firenze:un'avventura che mi ha segnato nel profondo. Allora ho proseguito:MASTER di Primo Livello in Educazione e Formazione Pedagogia 2.0 e Laurea Magistrale in Innovazione Educativa ed Apprendimento Permanente.Ora lavoro sia alla Primaria sia presso UNIMIB come tutor coordinatore di Tirocinio per studenti di Scienze Formazione Primaria.

lunedì 19 maggio 2014

IL GALATEO

Ecco qualche passaggio di alcuni Galatei (regolamenti sulle buone maniere) che erano stati scritti in un gran numero tra il 1800 e gli inizi del 1900.








"La scuola va considerata come un tempio:ci si presenta a scuola puliti e con i compiti fatti, consapevoli che a scuola si è tutti uguali.
Il bambino entrato in classe deve salutare la maestra e andare al proprio posto, senza far chiasso per non costringerla a sgolarsi per ottenere il silenzio e l'attenzione. Deve rispettarla per la sua superiorità culturale, mentre farle dei regali è solo una cattiva abitudine che mette in difficoltà i meno ricchi. Durante l'interrogazione si deve rispondere con -voce chiara moderata- accettando un giudizio negativo sulla propria preparazione senza chinare la testa sul banco o immusonirsi. Verso i compagni si deve avere lo stesso rispetto che si ha verso i fratelli e le sorelle cioè "protezione verso i più piccoli e una certa deferenza ai maggiori". Si deve evitare di esibire la propria intelligenza e bravura, di spiare i compagni, di raccontare delle proprie ricchiezze familiari"

"La virtù degli scolari è l'umiltà e non la superbia. A scuola non si arriva tardi, si entra in silenzio e si aspetta al proprio posto l'arrivo del maestro. Si va vestiti decentemente e puliti, non si portano a scuola giocattoli, fantocci, giornali o altri oggetti che possono distrarre l'attenzione. Non ci si gratta il capo, non ci si pulisce il naso con le dita, nè le orecchie o le unghie. Non si tossisce, non si sbadiglia, non si cercano le pulci, non si battono i piedi o le mani per il freddo, non si mettono le dita in bocca, non ci si volge qua e là, non ci si sdraia sul banco, nè si appoggiano i gomiti sul banco posteriore. Si sta dritti con le braccia conserte o con le mani appoggiate sul banco, mai dietro la schiena e senza giocherellare con qualche oggetto. Durante le lezioni del maestro bisogna evitare di bisbigliare, disegnare sul libro o sui quaderni, fare palline di carta, tagliuzzare il banco, nè bisogna assertire con veemenza o dimostrare noia. Se interrogati ci si alza in piedi e si risponde con calma, ma senza fare aspettare o cercare suggerimenti, parlando a voce alta, articolando bene le sillabe, ma con tono regolare. Si devono accettare i giudizi negativi e i castighi dei maestri. I compiti devono essere svolti con grande attenzione, le pagine dei quaderni devono essere pulite e si deve fare attenzione a non arrotolare o sciupare i bordi. Non si prendono in giro i compagni che sbagliano. Non si fanno sgorbi sulla lavagna nè si scrivono parole che possano offendere, non si sporcano i muri della scuola o le carte geografiche. Non si versa l'inchiostro nè si spruzza sui vestiti dei compagni, non si mettono nei calamai briciole di pane o pezzi di carta. Ci si alza per uscire solo dopo il permesso del maestro, non si manifestano segni di impazienza nè si raccolgono i libri prima del suo permesso. Si esce senza far confusione, non si grida nè si corre per  i corridoi o per le scale, nè si urtano i compagni."

Una scrittrice che ha fatto la maestra per alcuni anni nel 1888 ricorda così il suo primo giorno di lavoro:

"Fu un disastro. Quando entrai nell' aula col cuore stretto e la testa alta, alla mia cattedra, la classe era quasi piena e vi regnava un rumore assordante. Tutti quei ragazzi laceri,sporchi, disordinati nel vestire, nel gesto, nella voce, parvero non accorgersi della mia entrata: era chiaro che la nuova maestra, quela fanciullona dalle vesti ancora corte e dal fresco viso che invano si sforzava ad una espressione di severità imperiosa, non incuteva rispetto alcuno. Altri ragazzi entravano come si entra in una stalla e si univano allo schiamazzo generale. In breve furono un centinaio. Feci a voce altissima, per dominare qual chiasso (primo grave errore) l'appello. ERANO CENTONOVE."

9 commenti:

  1. Roberta questi bambini chissà cosa avranno Pensatodi tutte queste regole

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  2. bellissimo Roby!!!!!
    per fortuna però che non viviamo ma soprattutto non abbiamo le stesse regole del 1800-1900!!
    Mamma mia però 109 bambini sono proprio tanti!!

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  3. ROBY è molto interessante

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  4. Quelle maestre sono troppo severe

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  5. GIUGLIA ANDREA RESNATI28 maggio 2014 alle ore 20:10

    Per mè erano troppo SEVERI!

    Ma su alcune cose avevano ragione

    ANDREA

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  6. GIUGLIA ANDREA RESNATI28 maggio 2014 alle ore 20:15

    A ragione Silvia M chisà cosa ne pensavano?

    E se tossivano , starnutivano cosa succedeva?

    ANDREA G R

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  7. le regole erano un po' bizzarre

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  8. In quei tempi in 109 erano tantissimi !!!
    I maestri poi erano severissimi !!!
    Io tra l' altro con tutte quelle regole non ce l' avrei fatta, però su alcune cose avevano ragione

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  9. erano tantissimi in classe!!!!
    il galateo era molto severo!!!

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